Umiltà cristiana e terapia psicologica
Non vi è alcuna compatibilità e non si possono parlare
Questo è un post in cui parto dalla conclusione: un cristiano che volesse vivere l’umiltà e l’abbassamento cristiano tradizionale non può trovare alcun giovamento da una terapia psicologica. Umiltà e psicologia moderna parlano due lingue diverse e non c’è modo di trovare un canale di comunicazione.
Mi piacerebbe essere smentito, e cerco smentite. Ringrazio da ora chi mi può aiutare a rivedere la posizione espressa.
Traggo spunto dal libro “L’umiltà” di André Louf che mi pare una buona sintesi.
L’umiltà non è tanto una virtù quanto uno stato.
Con stato di umiltà si intende una condizione di abbassamento, una condizione in cui l’uomo si trova realmente a terra (humus in latino = terra).
Bernardo di Chiaravalle ha chiarito bene: occorre un abbassamento concreto perché si entri nello stato di umiltà.
Si parla di abbassamento concreto cioè tangibile.
Dall’esperienza di Gesù. “Egli si è abbassato, per questo è stato innalzato” Fil 2,5-11 e poi dai passi “Chi si abbassa sarà innalzato” Mt 23,12, Lc 14,11 e 18,14)
No. L’umiltà è il cammino del cristiano.
Cammino che pone i cristiani in un duro scontro con la tentazione. Per non cadere, o per rialzarsi occorre lo stato di umiltà. Punto.
Di fronte alla forza della tentazione il cristiano prende atto della propria debolezza, si abbassa e così può beneficiare della grazia.
Ricordiamo anche che spesso l’umiltà va di pari passo con il cuore frantumato.
Perchè l’umiltà cristiana è l’ammissione dell’uomo che vale poco, che da solo non può niente, che occorre l’intervento della grazia divina.
Le terapie moderne delle varie scuole al contrario propongono: di incrementare il controllo della propria vita, si costruire la propria vita, di autodeterminarsi, di accettarsi.
Non c’è accordo.
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Ti segnalo qui sotto alcuni link utili per la riflessione su questo tema: